La stereoscopia

Sebbene solo oggi ci appaia più che mai concreta la visualizzazione in tre dimensioni, soprattutto grazie ai moderni impieghi nel campo della cinematografia, la tecnica per la realizzazione di immagini tridimensionali ha origini secolari. 
Risale infatti al lontano 1832 l'esperimento del britannico sir Charles Wheatstone di affiancare coppie di disegni dello stesso soggetto  (stereogrammi), ritratto in due modi lievemente differenti, in modo da simulare la percezione binoculare dell'occhio umano. Nasceva così, sostituendo ai disegni le fotografie, la stereoscopia (o stereofotografia o stereografia), con l'intenzione di trasmettere la sensazione di tridimensionalità parimenti a quella generata dal nostro sistema visivo. 
Questo sistema, basato su una macchina fotografica a due obiettivi distanziati di 6-8 cm, tramontò per perdita di interesse sul finire degli anni '40. Negli ultimi anni la stereoscopia ha ripreso vigore, trovando applicazione anche nella realizzazione e visione di fotografie e filmati, nonché in svariati campi scientifici e dell'intrattenimento: astronomia, fotogrammetria, televisione, informatica, videogiochi, telefonia mobile. 
Nel corso degli anni, le primordiali strumentazioni ottiche e meccaniche, così l'utilizzo di procedimenti chimici, hanno lasciato il posto alle nuove tecnologie dettate dall'avvento dell'informatica, che consentono di riprendere e visualizzare immagini in tre dimensioni mediante l'impiego di dispositivi elettronici, digitali e stereoscopici.

EVOLUZIONE DEI METODI DI VISUALIZZAZIONE


  • Per visualizzare i suoi disegni stereografici bidimensionali e avere l'illusione della tridimensionalità, Wheatstone utilizzava uno strumento ottico costituito da un insieme di specchi e prismi: lo spettroscopio a specchi (stereoscopio, 1838).
  • Nel 1849 sir David Brewster brevetta uno stereoscopio più leggero e dotato di lenti attraverso cui guardare una coppia di fotografie, realizzate mediante l'utilizzo di due fotocamere affiancate e situate all'estremità dell'apparecchio. Lo stesso otterrà enorme apprezzamento e popolarità in Europa e in America alla fine del decennio successivo.
  • Nel 1852 J.B. Dancer inventa la prima fotocamera binoculare.
  • Nel 1896 Jacobson e Berthier ideano indipendentemente i primi modelli di autostereoscopio, applicati nel campo della fotografia. Questo sistema è ufficializzato nel 1903 e porta la firma di Frederic Eugene Ives come barriera di parallasse.
  • Nel 1908 Gabriel Lippmann introduce una nuova modalità di visualizzazione basata su u sistema di lenti, e che prende il nome di fotografia integrale.
  • Nel XX secolo lo stereoscopio "vecchio stampo" è sostituito dalla versione moderna che utilizza stereogrammi su pellicola positiva anziché su carta.
  • Negli anni Venti John Logi Baird applica i primi esperimenti di televisione stereoscopica attraverso il cosiddetto disco di Nipkow, che trasmette alternativamente i segnali dei due canali desro e sinistro.
  • Nel 1931 la compagnia statunitense Tru-Vue Company introduce un rivoluzionario visore a pellicola 35 mm in bianco e nero.
  • Nel 1939 William Gruber inventa il View-Master, che utilizza dischetti di cartoncino a supporto di 7 copie di diapositive da 16 mm a colori.
  • A inizio Novecento, nel cinema si sperimentano o stereofantascopio di Charles Wheatstone, il prassinoscopio e lo stereo-cinema di Charles-Emile Reynaud.
  • Nel 1952 è realizzato il primo lungometraggio per mezzo di cinepresa binoculare e impressione sincronizzata su due rulli di pellicole.
  • Nel 1952 film 3-D in bianco e nero sono convertiti in segnali elettromagnetici per essere trasmessi sul piccolo schermo sfruttando l'anaglifia, che implica l'uso di appositi occhialini per la vista in tre dimensioni.
  • Nel 1956 l'informatica sfrutta il primo head mounted display di Ivan Sutherland: un visore dotato di due display che proiettano due diverse immagini parallele.
  • Nel 1959 è lo stereogramma a punti casuali di Bela Julesz e MacArthur Fellow, che sfrutta l'utilizzo di un computer per creare una coppia di immagini, le quali, osservate con uno stereoscopio, permettono al cervello umano di ricostruirle in forma tridimensionale.
  • Nel 1979 l'autostereogramma a punti casuali di Christopher Tyler permette di visualizzare delle forme in tre dimensioni senza l'ausilio di alcun dispositivo ottico, sfruttando lo stereogramma a punti casuali con la teoria dell'illusione di tridimensionalità ottenuta fisando a lungo gli schemi ripetuti nella carta da parati.
  • Nel 1986 la nuova tecnologia IMAX-3D utilizza anaglifo, lenti polarizzate e occhiali LCD contemporaneamente, sfruttando due sistemi a obiettivo singolo oppure doppio, in tal caso con due pellicole sincronizzate.
    L'inizio del XXI secolo vede la diffusione di monitor autostereoscopici, che sfruttano la barriera di parallasse e la tecnologia lenticolare. 

     
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